Un autentico “globe-trotter” ritorna a Parigi
Un autentico “globe-trotter” ritorna a Parigi dopo due mesi passati ad
esplorare l’Hymalaya.
Coperto di polvere, stanco ma felice, ritorna al suo piccolo “minimo”, al 7°
piano senza ascensore di un tipico immobile della Ville Lumière.
Prima cosa che fa, entrando nell’androne, ritira la posta. Solo fatture, tra
cui una del telefono che lo lascia di sasso: sei milioni di telefonate per
due mesi, e lui neanche c’era!
Incazzatissimo, si mette a salire, sacco da montagna e tutto, i 7 piani che
lo separano dal suo “nido” nel sottotetto. Tra se’ e se’ borbotta, quanto
sono scemi quelli dei telefoni, io neanche c’ero! Poi gli viene il dubbio
che un vicino si inserisca sulla sua linea telefonica e gli lasci pagare il
conto! Etc. etc.
Infine arriva, esausto, apre la porta e vede il suo pappagallino, Cocorico’,
che – la testina piegata da una parte – lo guarda mortificato e quasi non lo
saluta. Finalmente capisce!
“Cocorico’, non sarai magari stato tu che, in mia assenza, hai telefonato
tutti i giorni alla tua amichetta Cocorichetta in Guatemala?”, gli chiede
minaccioso…
Il pappagallino fa un’aria ancora piu’ mortificata ed evita il suo
sguardo… Furioso, perche’ sei milioni sono comunque sei milioni, e senza
fargli male davvero, lui lo crocifigge per le piume delle ali davanti al
crocifisso, dicendogli: “Medita, Cocorico’, medita… Sei milioni di
telefonate mentre io mi facevo un culo nero in montagna!”
Il pappagallino resta mortificato, la testolina piegata, per un po’, poi
rialza la testina e guarda il crocefisso, incuriosito.
“Tu, da quanto sei li’?”, chiede al buon Gesu’.
“Duemila anni, figliolo”, gli risponde questi.
“Accipicchia, ma dove telefonavi tu?”