Un bel giorno per mio danno

Un bel giorno per mio danno
fui incastrato in un malanno,
per bizzarro
che fu il fato
della cosa fui accusato.
Ed il giudice penale
Supplicai
al tribunale
ma non vol sentir ragione
e mi mise in prigione.
Fu così
che le manette
lor mi misero assai strette
poi buttandomi al gabbione
menaron a me la libagione.
Or, io bello e ben pasciuto
mai avevo
conosciuto
quella sbobba fagiolosa
macerata e portentosa.
Dopo aver
assaporato
quel pazzesco concentrato
io, faceto, detti azione
alla lunga
digestione,
sdraiomi in cella per goder con lena
il dolce silenzio della
pena.
Fu così che cheto cheto
il mio culo emise un peto,
e lo emise così
forte
che tremarono le porte,
ritremarono di brutto
quando emisi un
forte rutto
e a suon di molti peti
ruppi tutte le pareti.
Fu un momento
d’emozione
già era il tempo di evasione,
e i compagni con l’imbuto
darmi
vollero un aiuto,
tragugiando a tutto spiano
la sbobba tuono-deretano.
Abbattuti tutti i muri
fummo liberi e sicuri
e imparammo, questo è vero,
a mangiare più leggero.